SARAJEVO

Penso alle cose mondane,
penso alla pace,
Penso alla guerra,
Penso a Sarajevo
vicina e lontana;
penso alle pene
agli affanni patiti,
penso ai morti
ai caduti lontani,
il cuore si stringe
al vile massacro.
Gente,
lettori miei cari
unitevi al grido
di quest’umile voce.
Non lasciate l’amico
d’una Terra lontana
naufrago, vittima di
immeritata miseria.
Non abbandonate al
triste distino questi
fratelli lontani.
Su ! Che cuore vi
batte nel petto ?
Non vedete i lupi,
i falchi, che ne fanno
massacro ? Su insieme….
gridate… Basta !
Il fratello è in pericolo,
gli si brucia la casa,
si attenta alla vita.
Basta !
Maestro, dotto, fuggi
le carte, volgi lo
sguardo… Non vedi
chi muore ?
E tu artigiano lascia
fabbrica, guadagna
il senno, non senti
t’implora la madre
al cui figlio si spara.
Coraggio ! Tutti insieme
urliamo: cessi il massacro.
Mamma che piangi
il figlio caduto,
asciuga il tuo viso,
attendi e trai conforto
dal grido comune.

Cronache Italiane- Sentieri- Autori Contemporanei - 1993