LA COLLINA

O collina che ti ergi
nel cielo turchino e rifletti
soavi orfeaci suoni, me
conduci, come Euridice,
tra i viventi.
E temo di volgermi a guardarti
nell’aperta luce,
al calare del giorno lusinghi
favoleggiare i miei novelli
pensieri che si affacciano
nella mente a sciami.
E del tuo mormorare colpito,
attribuisco natura e caratteri
divini alla causa immediata
da cui fenomeni fisici e morali
nascono e prendono stanza
in rapida, misteriosa solennità
i miti.
           

Pubblicata su Cronache Italiane- Latinas N. 8- 1998