AL CAVALIERE

Quanti governi o governanti
abbiamo, oh… Cavaliere, visto ?
Dall’inizio dei tempi ai giorni nostri
s’è fatta di Roma terra di tanti,
di troppi: fedeli o infedeli…
onesti o ladri di beni e d’ingenuità.
Or siamo stanchi di ipocrisia, d’invenzioni,
di virtuali promesse.. su egregio cavaliere
il momento è suo.
Come messaggero del focolar domestico,
di uomini e donne del nostro tempo,
la invito ad essere vigile dei gravi bisogni,
della povertà dei vecchi, d’anziane donne,
di giovani disoccupati.
Il momento è difficile,
l’economia è debole,
l’euro trascende
e il capitale ingrassa.
Mi duole il cuore vedere
la pace vacillare
la serenità di molti,
perire in nuove, impreviste povertà.

O lombardo Cavaliere,
giunto ormai a sicura fama
mostri a tutti noi italiani
equità, senno, giustizia.

Ed io pregherò per lei,
trasferirò altrove
le ostili deità,
ergendo a suo onore
templi capitolini che ognun
cononar potrà
d’infinita gratitudine.

Pubblicata su: Antologia del premio letterario "Città di Monza" 2005