LE BATTERIE DI AUTOMOBILE

Note storiche

Struttura della batteria


Il primo tentativo per lo sviluppo di una sorgente elettrochimica di corrente fu compiuto da Galvani nel 1789 (fanoso esperimento con la rana). Negli anni (1792) riuscì a realizzare la pila di corrente e a formulare la prima teoria sulla produzione elettrochimica della corrente.Nel 1803 Ritter notò che il passaggio della corrente elettrica attraverso due elettrodi immersi in una soluzione di elettrolita (Cu/NaCl/Cu) generava polarizza- zione. E' questa osservazione, la pila di Ritter, il punto di per la realizzazione di dispositivi atti ad immagazzinare corrente lettrica. Passarono 50 anni e una nuova, determinante osservazione diede un decisivo impulso alla costruzione delle batterie ( Sindstenden nel 1854 e Planté nel 1859). Nel 1860, infatti, venne costruito il primo prototipo di batteria costitutito da lamine di piombo interposte a sottili strati di comune tessuto, il tutto immerso in una soluzione al 10% di acido solforico (H2SO4).
Le prime osservazioni su questo modello evidenziarono una correlazione tra quantità di energia immagazzinata e quantità di biossido di piombo formato. Inoltre, alcuni anni dopo (1868), fu notato che la capacità della pila aumentava attraverso una lunga e ripetuta carica. Finalmente, nel 1876, l'invenzione della dinamo ad opera di Siemens, permise l'utilizzo dei primi accumulatori al piombo nelle centrali elettriche quali dispositivi di immagazzinamento della corrente nelle ore notturne. Il contributo di altri pionieri (Planté, Faure nel 1881 e Tudor nel 1883) permise di perfezionare gli accumulatori. All'ultimo scienziato si deve il merito di aver ideato le griglie.

Ovviamente, nel corso degli anni i componenti delle batterie di automobile e di altri veicoli hanno subito una notevole evoluzione. Dalle prime batterie formate da contenitori di gomma racchiusi in gabbia di legno, si è passati gradualmente a contenitori monoblocco di gomma dura (polvere di antracite con il 5-10% di gomma dura più olio plasticizzante e piccole quantità di solfuri e calce) con pareti esterne spesse 0,5-0,6 cm ed interne di 0,3 cm agli attuali contenitori in polipropilene (1960).
Quest'ultimo contenitore offre alcuni vantaggi rispetto al precedente: maggiore robustezza, minore peso, ciclo di lavorazione industriale più breve,ecc.
A parte il contenitore, la batterie si compone di vari elementi. Ogni elemento è costituito da un certo numero di elettrodi positivi e negativi. Gli elettrodi o piastre sono formati da un impasto di sostanza attiva sostenuto da uno scheletro denominato griglia. La griglia è formata da una lega metallica al piombo con altro metallo, generalmente antimonio. La funzione di questo elemento è quella di fornire maggiore resistenza e capacità al piombo nel sostenere la sostanza attiva. Una bassa percentuale di questo metallo (2%) consente alla batteria un maggiore mantenimento della carica e una riduzione del processo di autoscarica. E' possibile ancora riscontrare piccole percentuali di arsenico.
L'impasto che si deposita sulle griglie è costituito dal 70-80% di ossido di piombo (PbO) e dal 20-30% di piombo metallico ed è uguale per entrambe le piastre, positive e negative. In queste ultime sono presenti gli expanders che hanno la funzione di aumentare, specie alle basse temperature, di un fattore di alcune centinaia per cento la capacità della batteria.
Gli expanders sono formati da bario solfato, carbone attivo e derivati della lignina in ragione dello 0,2-0,5 % in peso.
Il rapporto tra impasto e le griglie dovrebbe essere compreso tra 1:5 e 2:1. Le piastre impastate, elettrodi positivi e negativi, devono essere separati ad evitare di cortocircuitare. A tal fine si frappongono dei separatori formati da sostanze non conduttrici e geometricamente particolari per assicurare la più grande circolazione di elettrolita : AI derivati della lignina, impiegati un tempo, oggi si preferisce sostituire le resine fenoliche, lana di vetro, gomma naturale, ecc.
Il separatore ideale dovrebbe impedire la penetrazione della sostanza attiva tra una piastra e l'altra e permettere una buona permeabilità elettrica e quindi una bassa resistenza chimica e alta conduttività ionica.

Funzionamento della batteria.
G
li ossidi di piombo (PbOx) e lo stesso Piombo diventano attivi se immersi in una soluzione di elettrolita. Nel caso delle batterie di automobile questo è costituito da acido solforico diluito in proporzione del 35% in peso e del 24% in volume. L’acido solforico provoca la solfatazione delle piastre e conseguente produzione di energia elettrica (e). In effetti la reazione chimica che sta alla base del processo elettrolitico ( reazione di carica e scarica) è l’equazione di Gladstone e Tribe (1881) :

PbO2  + Pb + 2 H2SO4 D 2 PbSO4 + 2 H2O

Questa reazione è la somma di due processi, quello che si realizza all’elettrodo negativo (1) e quello che si realizza all’elettrodo positivo (2):

Pb + SO4D PbSO4 + 2e        (1)

PbO2 + 4 H  + SO4 + 2e  D PbSO4 + 2 H2O